Stavo guardando l’intervista di Dado (Corrado Bertonazzi) al batterista Alfredo Golino e a parte il documento veramente prezioso che ne é uscito fuori per chi come me ha sentito suonare il grande Golino ma non lo ha mai sentito parlare delle sue cose, ho appreso che é stato pubblicato lo scorso maggio l’album dal titolo “Indaco Hanami”, un suo lavoro con il Trio Kàla composto, appunto, da Alfredo Golino alla batteria, Rita Marcotulli al pianoforte e Ares Tavolazzi al contrabasso. Insomma ne sono rimasto affascinato e ho deciso di parlarvene.

Il trio Kàla é una formazione di tutto rispetto e dalla grandissima esperienza all’interno della quale si é instaurata una forte amicizia e dove c’é grande rispetto artistico e un interplay che ha permesso di realizzare questo fantastico lavoro dove troviamo dei pezzi del cantautorato italiano come “Quando” e “Napule è” di Pino Daniele ma anche brani provenienti dalla filmografia come “Romeo e Giulietta” di Nino Rota e dalla produzione internazionale come quella dei Beatles e Randy Newman.

Ad incominciare dal nome della formazione, ricco di significato, al calibro di questi artisti e a quello che si avverte ascoltando questo lavoro, il tutto chiude un cerchio musicale e di concetto fuori dal mercato popolare, ma che centra l’obiettivo di stupire, incuriosire, ricercare, far sognare. Non c’entra il jazz, non é un esercizio di stile fine a se stesso é un album registrato con nuove concezioni e nuove idee, un misto di presa diretta e di multilayer che si vulcanizza e parimenti si estrude, tutto in un unicum. E’ senza dubbio un album che lascia la scia ad ogni ascolto, un humus che fermenta nelle orecchie e nella mente, un lascito musicale ricco di spunti interessanti e riflessioni che non é sempre scontato nelle produzioni dei grandi artisti.