La nostra Recensione
Andrea Agosta é un’autore molto interessante che scrive musica e poesie. E’ un chitarrista nato a Roma ma che vive nella solitudine delle campagne siciliane. Ha rilasciato l’inedito dal titolo “RUINS” che ho trovato incredibilmente profondo e visionario. Scrive musica elettronica strumentale che definisce lui stesso IDM e ambient che compone con la sua chitarra e i suoi synth e che possiede un forte carattere introspettivo e dark. Questo singolo, pubblicato con l’etichetta Isulafactory, che si é occupata anche dei precedenti lavori dell’artista, esce dopo l’EP “The River”, un album contenente cinque pezzi, uscito sempre nel 2021, ma scritto prima della pandemia. Il salto tra i due lavori é notevole. Si passa dalle ballate con chitarra e synth, dal sapore desertico e rievocativo, a tratti quasi floydiano e kubrickiano, a qualcosa di totalmente diverso che si svuota della sua natura chitarristica per divenire l’embrione, il contenitore di un nuovo messaggio che passa per un linguaggio pan-elettronico. Le atmosfere sono più dure, lasciando le caratteristiche IDM degli anni novanta e approdando a una suite mutevole, progressive che dipinge quadri improbabili, governati da un ordine distopico la cui potenza annichilisce l’animo umano che, come una rovina in un deserto, cerca allora una nuova via per ritrovare la forza di emergere, rafforzarsi e combattere: una nuova strada da cercare per divenire un’essere superiore, forte e unico in grado di sovvertire il nuovo ordine. Trovo una grande poesia nei lavori di questo artista. Avendo io una passione per la musica elettronica mi sento ispirato e guidato da questo pezzo e sento forte il richiamo ad un impressionismo musicale e poetico fuori dal comune che nutre una necessità di colmare gli spazi vuoti lasciati dall’ormai insostenibile condizione umana. Chiudendo gli occhi mi sono trovato a perdermi nella ripetizione del tema di “RUINS” che sgorga poi nelle diverse parti del brano, andando a nutrire una visione futurista piena di novità per l’ascoltatore attento.

Link streaming: https://open.spotify.com/album/6KOGM3CdKjQU5Prsk1A9DZ

Andrea Agosta ci parla di “RUINS”
“RUINS” riparte dalle “Rovine del Tutto”, dalla mera percezione di un Cosmo in disfacimento che ripiega su sé stesso, i cui diversi elementi collidono e si trasformano. RUINS è una tempesta analogica di suoni che irrompono nello spazio, lo avviluppano in una atmosfera plumbea aperta a dinamiche e sviluppi imprevedibili. La ricerca musicale di Andrea Agosta, dopo “The River”, composto prima dell’era Covid-19, traccia una linea bianca all’interno di una realtà, quella contemporanea, che appare buia e incerta. RUINS sono le rovine dalle quali ricominciare: il bianco contrapposto al nero, così come il caseggiato della copertina del brano, immerso in una dimensione pulviscolare, quasi monocroma, splende di luce propria al centro di un paesaggio spoglio e minimale. Nel precedente Ep, dedicato idealmente al pittore espressionista Mark Rothko, i suoni si stagliavano in una tela immaginaria come grumi densi e compatti di colore, violente pennellate di chitarre sferraglianti e riverberi digitali: adesso è la luce nella sua variante più essenziale, il bianco, a caratterizzare nuove possibilità di significazione, rinnovati slanci e aperture, alla ricerca di una sospensione del senso. Il nuovo lavoro di Andrea Agosta abbraccia inedite tessiture elettroniche che vanno dall’ambient all’IDM più classica degli anni 90( basti pensare alle produzioni della londinese WARP), le chitarre diventano appena un sussurro, fraseggi di loop quasi impercettibili, mentre i sintetizzatori si intrecciano in un sottile gioco di equilibri sintetici, architetture complesse e suoni distorti. Il sound viene impreziosito da una maggiore ricchezza percussiva data dal continuo e variante pulsare di ritmiche destrutturate.

Biografia di Andrea Agosta
Andrea Agosta, chitarrista sperimentale, compositore, e aspirante scrittore, nasce a Roma e risiede in Sicilia dove svolge intense attività culturali legate alla musica e alla scrittura creativa. Dopo una vivace militanza in diverse formazioni locali di musica alternativa, nel 2013, immerso nella solitudine assolata delle campagne siciliane, decide di fondare il suo primo progetto solista Paradisi Artificiali, occupandosi principalmente di musica d’autore. Sotto questo nome realizza, oltre una serie di concerti live, anche una serata dedicata al cantautore britannico Nick Drake, scomparso negli anni 60. La sua passione per l’Ambient e la musica sperimentale lo conducono nel 2016 alla creazione di un nuovo progetto interamente strumentale, cui segue l’uscita di un Ep, intitolato “The River”, ispirandosi ad autori come Stefano Pilia, il noise rock americano, Tim Hecker, Ben Frost, Teho Teardo. Nel 2016 collabora con gli autori (e amici) Veivecura alla stesura di “Too late”, brano del loro album Me+1. Collabora con il collettivo milanese di poesie di strada TempiDiversi e nel 2020 pubblica una raccolta di quindici poesie “beat” intitolata Rumore. A marzo 2021 l’etichetta Isulafactory pubblica in digitale “The River” e sempre per la stessa etichetta pubblica il video di “Modern Love” live version. Ottobre 2021 vede luce “Ruins” nuovo singolo pubblicato ancora da Isulafactory.

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